Impressionismo

L’Impressionismo è una corrente artistica che si sviluppò in Francia - soprattutto a Parigi - nella seconda metà dell’Ottocento, tra il 1860 e il 1880 e che durò fino al primo Novecento.
Il gruppo degli impressionisti si formò intorno a Édouard Manet; il termine “impressionismo” nacque da un’affermazione dal critico d’arte Louis Leroy a proposito del quadro di Monet, “Impression. Soleil Levan”. Il critico non apprezzò l’opera esposta e la definì, appunto, poco più che un’“impressione”, in quanto gli dava un senso di incompiutezza. Gli impressionisti subirono inizialmente violente critiche da parte della stampa e del pubblico, ma successivamente ricevettero il sostegno dei collezionisti.
L’Impressionismo iniziò ad essere accettato a partire dal 1880; le opere entrarono gradualmente nei musei, nel Salon e nel mercato dell’arte. Dal 1886, grazie alla pittrice Mary Cassatt le opere impressioniste fecero il loro ingresso negli Stati Uniti dove ottennero un grande successo, consacrando Monet e portando allo sviluppo di scuole impressioniste fuori dalla Francia.
Gli artisti impressionisti crearono una nuova estetica opposta all’arte accademica, mirando a rappresentare la caducità della luce e i suoi effetti su colori e forme. Nelle loro tele sperimentarono composizioni insolite, dipingendo solitamente en plein air con tocchi veloci; i soggetti furono principalmente paesaggi, scene di vita intima e passatempi del loro tempo.
Artisti principali
Gli impressionisti volevano riprodurre sulla tela le sensazioni e le percezioni visive che il paesaggio comunicava loro nelle varie ore del giorno e in particolari condizioni di luce. Lo studio dal vero del cielo, dell’atmosfera, delle acque, eliminò il lavoro al chiuso, nell’atelier, il luogo nel quale venivano completati i quadri più grandi o eseguiti i ritratti.
Lo sfondo, il paesaggio, non è qualcosa di aggiunto, ma avvolge le figure. Oggetti e persone sono trattati con la stessa pennellata ampia e decisa.
Gli artisti più importanti dell’Impressionismo sono: Claude Monet, Édouard Manet, Berthe Morisot, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley, Camille Pissarro, Jean-Frédéric Bazille e Gustave Caillebotte.
Ogni artista rappresenta l’Impressionismo, secondo la sua sensibilità, in modo diverso. Monet non si interessò principalmente alla rappresentazione di paesaggi urbani, ma soprattutto naturali, arrivando negli ultimi anni della sua vita, a ritrarre moltissime volte lo stesso soggetto, le Ninfee, in momenti diversi, per studiarne i cambiamenti nel tempo. Altri, come Renoir o Degas, si interessarono invece alla figura umana in movimento, come scene di vita quotidiana. L’unico artista che rimase impressionista per tutta la sua vita fu Monet.
Tecnica
Gli impressionisti dipingevano prevalentemente all’aria aperta, en plein air, grazie all’introduzione sul mercato dei tubetti di colore e del cavalletto da campagna, facili da trasportare. La pratica di dipingere fuori dallo studio portò anche a scegliere un formato delle tele più piccole.
Caratteristiche della pittura impressionista erano i contrasti di luci e ombre, i colori forti, vividi, che avrebbero fissato sulla tela le sensazioni del pittore di fronte alla natura.
Il colore stesso era usato in modo rivoluzionario: i toni chiari contrastano con le ombre complementari, gli alberi prendono tinte insolite, come l’azzurro, il nero viene escluso, preferendo le sfumature del blu o del marrone, in contrapposizione alla dottrina accademica che insegnava l’utilizzo di colori scuri.
La nitidezza dei colori veniva influenzata anche dall’uso dell’acquarello che veniva utilizzato per conferire leggerezza al dipinto.
Le composizioni insolite degli impressionisti venivano studiate e spesso completate in studio. Era diffuso, inoltre, l’uso di prospettive troncate, dove il punto di fuga usciva dalla cornice, così come il fatto di tagliare le figure ai bordi della tela o di non centrare il dipinto sul suo soggetto, come nel famoso dipinto di Edgar Degas, “La scuola di danza”.